La mia storia
Da figlia invisibile a donna che ha scelto di spezzare le catene
Non ho vissuto un’infanzia traumatica, eppure ho sempre portato dentro di me la sensazione di essere fuori posto. La pecora nera. Incompresa in famiglia, a scuola, tra le amiche.
Solo a 35 anni ho scoperto di essere dislessica. Fino ad allora, ero “quella pigra”, “quella svogliata che dovrebbe impegnarsi di più”.
Avevo solo tre anni quando ho vissuto un tentativo di rapimento. Un evento che non ha lasciato ferite visibili, ma che ha inciso profondamente nella mia memoria corporea.
A 16 anni ho scoperto di avere un melanoma. A salvarmi fu l’intuito, la connessione profonda con le mie guide e una voce interiore chiarissima che mi disse: “Togli quel neo”. Quel giorno iniziai a capire che c’era qualcosa di più grande che mi accompagnava.
Nelle relazioni cercavo l’amore che non avevo mai davvero ricevuto.
Amavo l’amore, non la persona. Ero disposta a tutto pur di piacere, pur di essere scelta.
E così, indossavo maschere, cancellavo chi ero.
Vivevo i rapporti da bambina ferita che cercava l’approvazione e l’accettazione della madre.
Fino a quando, dopo un’ennesima ferita profonda — un mio ex mise incinta l’amante —, incontrai la mia fiamma gemella.
Quel legame ha squarciato ogni mia certezza.
Bruciavo d’amore per lui, ma più mi perdevo per farmi vedere, più lui si allontanava.
Dopo tre anni intensi, fui io a dire basta. L’amore non era finito, ma io ero pronta a iniziare qualcosa di più importante: la relazione con me stessa.
Poco dopo, incontrai l’uomo con cui ho costruito la mia famiglia. Insieme abbiamo avuto tre figlie, che oggi sono la mia radice e la mia ispirazione quotidiana.
Con lui ho vissuto momenti preziosi e, allo stesso tempo, ho affrontato uno dei più grandi insegnamenti della mia vita: imparare ad amarmi da sola.
Dopo anni insieme, ci siamo separati. È stata una separazione consapevole, ma dolorosa.
Quel distacco mi ha insegnato a non cercare più fuori il valore che posso darmi solo io.
A prendermi per mano, a guardarmi negli occhi e a dire: “Tu sei abbastanza. Sempre.”
Per anni ho attinto al maschile dentro di me, reprimendo il mio femminile, perché non trovavo fuori un maschile in cui fidarmi.
Nel mio sistema familiare, l’uomo era colui che tradiva, controllava, manipolava.
Le mie antenate hanno sopportato abusi fisici, emotivi, silenzi e paure.
Ma io ho scelto di cambiare storia. Non per me soltanto, ma per le mie figlie.
Perché il loro sistema potesse accogliere un nuovo racconto. Quello di un maschile sano, che sostiene, protegge e nutre. Quello di una donna che non ha bisogno di indurirsi per sopravvivere, ma può finalmente fluire, creare, fiorire.
Oggi ringrazio la mia fiamma gemella per aver acceso il fuoco della trasformazione.
Ringrazio il padre delle mie figlie per avermi insegnato, nel modo più doloroso, il significato dell’amor proprio.
E ringrazio le mie bambine, perché è grazie a loro se ogni giorno scelgo di essere la versione più autentica di me stessa.
Con Chirone in Gemelli e Lilith in Vergine, porto con me la ferita della voce e il desiderio profondo di riscrivere il femminile.
Oggi sono qui, al servizio di chi sente che è il momento di risvegliarsi, di conoscersi, di guarire e di creare una vita che rispecchi l’anima.
Se stai leggendo queste parole, sappi che non sei sola.
Il sentiero dell’anima non si percorre mai per caso.
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